In queste righe voglio riportare alcuni fatti apparentemente inspiegabili; non ne darò l'interpretazione ma lascio al lettore ogni possibile tentativo di comprensione.
Nella notte tra il 26 ed il 27 maggio l'allora parroco del paese di papà, don Aniello, tra l'altro suo alunno in seminario, si reca a portare la comunione al vecchio parroco malato, il quale gli racconta di aver sognato il parroco Domenico Capuano che diceva: "sono venuto a prendere mio nipote”. Nel pomeriggio del 27, come precedentemente definito, andiamo in paese a celebrare messa per lo zio sacerdote Domenico. Don Aniello, collegando le due cose, si reca successivamente a casa dei nostri parenti e chiede di vedere la foto dello zio.
Quando papà ha avuto l’attacco, il 9 agosto, io ero in chiesa a celebrare messa; arriva una macchina di gran carriera e, prima ancora che qualcuno entri in chiesa, penso: "sono venuti a dirmi che papà sta male”! Infatti, era mia cugina Titti.
Nella fase di risalita dal coma, quando ancora non parlava ma comunicava a gesti, mentre stavamo dialogando in questo modo, improvvisamente il volto di papà si illumina ed i suoi occhi fissano un punto alle nostre spalle. Ci invita a guardare con il dito ma vediamo solo una bianca parete. Interrogato successivamente su cosa avesse visto, rispose di aver visto Gesù, pieno di luce e di colori.
La sera del 7 settembre, al mio rientro a casa dopo alcuni servizi urgenti, papà mi accoglie dicendomi "morituri te salutant"; la prendo sullo scherzo e gli dico che non sono Cesare, ma rimango fortemente impressionato. Più tardi, guardandosi i piedi, li chiama latino e greco e, alla richiesta di una spiegazione, non dà alcuna risposta.
Dopo una notte di veglia, all'alba del Sabato 9 settembre, mi addormento per pochi minuti; sogno mio padre, accompagnato da un'altra persona di cui non riesco a vedere il volto, che mi guarda felice e dice: "vedi, son tornato a camminare", e cammina a partire dalla stanza in cui aveva trascorso gli ultimi giorni e via via gli spazi si allargano sempre di più e c'è una scalinata che porta verso un enorme salone con tanta gente.
Dopo esser rimasto nel buio del coma con gli occhi chiusi per tutta la giornata di venerdì e nella mattinata di sabato, intorno alle 12,23 papà riapre gli occhi: siamo vicini al suo letto, lo chiamo, piango e gli dico che gli vogliamo bene; ha il volto sereno, tira un sospiro flebile e vola via (mi era già successo di vivere un'esperienza simile che alcuni chiamano "l'ultimo saluto").
Nella notte tra il 29 ed il 30 settembre una persona amica sogna di essere a colloquio con mia madre che le chiede "che mi devi dire?"; risponde che non ha nulla di particolare da dire. Il sogno continua e compare una figura avvolta di luce che, dopo averla informata di un fatto a pochi noto (per cause naturali abbiamo perso una sorella mentre mia madre la portava in grembo), le raccomanda di andare da mia madre per dirle che papà sta bene, insieme alla bambina, nella luce e nella pace.